4 settembre 2006

I ragionamenti che ti aiutano a essere un miglior animale


Non ci sono parole. Il linguaggio non è sufficiente. Gli uomini sono animali. Ma si credono diversi. Abbiamo la bocca, il naso, gli occhi eppure non ci sentiamo animali. Ci vuole pazienza per rendersi conto che non siamo semidivinità. Siamo staccati dalla natura? No. Siamo parte della natura e in quanto tali soggetti alle leggi a cui sottostanno tutti gli animali? Si. Certi uomini hanno avuto la pazienza di spiegare agli altri che non c'è bisogno di un insieme di leggi diverso per spiegare i comportamenti degli esseri umani dai comportamenti, ad esempio, di un gatto. Ma sembra un oltraggio, perchè noi pensiamo e parliamo. E questo ci renderebbe diversi. Diversi intrinsecamente. Ma non è così, e prima lo capiamo, prima possiamo addentrarci nella complessità umana. Il nostro cervello rappresenta un riassunto della nostra evoluzione, e nella sua parte basale, quella più primordiale, siamo uguali ai nostri antenati, ai rettili. Le nostre emozioni non sono diverse da quelle degli animali, e anche se possiamo fare ragionamenti la nostra parte razionale è costretta a cavalcare sull'imbizzarrito cavallo della parte emotiva. L'illustre neurofisiologo Damasio (autore del libro "L'errore di Cartesio") ha affermato che il nostro cervello è architettato in modo tale da rendere le emozioni padrone, in quanto la parte "vecchia" del cervello costituisce un filtro attraverso il quale le informazioni raggiungono la parte razionale, che è quindi succube. Come un fantino razionale a cavallo di un essere irrazionale, avente evidentemente quest'ultimo la possibilità di controllare la situazione e disarcionare il "padrone", noi tutti dipendiamo dalle nostre emozioni. Dal modo in cui siamo stati condizionati nella nostra vita. Siamo il risultato della nostra storia, un insieme di paure e gioie ereditate dalla nostra esperienza. La razionalità ci aiuta a parlare delle nostre emozioni. Ma la razionalità può cambiare le emozioni?

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